Di Cabiria Magni
Levanto, un weekend “vista mare”
C’è chi dice che tutti quanti dovremmo avere una vita “vista mare”, io di mio mi sono sempre fidata, ma non ci ho mai capito più di tanto.
Sono nata in quella Brianza che molti si divertono a definire con una tonalità appesa a metà strada tra il grigio delle fabbriche e il verde dei prati in primavera, dove l’unico spazio per il blu sta un po’ fuori mano, confinato nel cielo, dentro le giornate con poche nuvole. Spesso non fa una gran differenza, si bada ad altri colori.
Sono arrivata a Levanto un venerdì sera, prima che il blu lasciasse il posto al rosa di un tramonto che si è sciolto dentro il mare, e nei giorni in cui mi sono fermata ho capito che la mia fiducia era ben riposta: quel blu un po’ di differenza la fa eccome.
Ho trovato un calice di vino ad accogliermi davanti alla loggia comunale, dove anticamente arrivavano le onde, che ora hanno ceduto il passo a quella che è diventata la Piazza del Popolo, e ho trovato un gruppo di persone pronte a raccontarmi questa storia con l’entusiasmo che si riserva solo ai posti del cuore: le ho ascoltate incantata.
Il mio weekend “vista mare” è proseguito con l’esplorazione del Parco delle Cinque Terre, comodamente raggiungibile da Levanto in treno: il sabato è stato un susseguirsi di paesini che tutto il mondo ci invidia per il loro modo di stare aggrappati alla roccia con una certa fierezza. Mi sono immersa tra una folla costantemente a bocca aperta per lo stupore, e mi sono ritagliata dei momenti di completa solitudine, camminando lungo sentieri appoggiati sul fianco delle colline, che dall’alto regalano una vista meravigliosa sulla costa (se vi capita, il tratto da Volastra a Corniglia è molto bello e poco frequentato: consigliatissimo).
La domenica però è stata tutta per Levanto.
Ho iniziato la giornata perdendomi tra le viuzze del centro storico e fermandomi a fotografare ogni angolo: le bouganville coloravano il cielo di porpora e i muri delle case sembravano acquerelli ancora freschi.
Sono salita alla chiesa di Sant’Andrea: la facciata sorvegliava il paesaggio tutt’attorno con la sua precisione geometrica, tenendolo a bada col grigio perfetto della pietra; poco più in là, una gradinata tra le fronde mi ha condotta al castello e indovinate un po’? Gli ho girato attorno e mi sono ritrovata all’improvviso davanti al mare. Ancora una volta, ma dall’alto.
Il sentiero che dal castello porta verso la spiaggia è punteggiato di porticine colorate e di cancelli che si aprono su giardini fioriti; scendendo ho incontrato qualcuno che se ne stava seduto su un muretto di sassi a godersi il panorama, e qualcuno che si preparava a fare un ingresso chiassoso in acqua, con il salvagente già in vita, impaziente di arrivare: allora è proprio vero che il mare ha un modo diverso per parlare a ciascuno, è capace di regalare allo stesso tempo un po’ di pace, o una buona dose di energia.
Mi sono goduta sia la spiaggia che la terrazza lì davanti fino all’ora di pranzo, quando sono entrata a prendere una focaccia in una panetteria; prima di andare via, il proprietario mi ha salutata con un radioso “buon divertimento!”: due sole parole, ma con il potere di trasmettere il calore di una giornata intera.
Una giornata che è continuata a piedi verso Bonassola, sempre col mare accanto, interrotto solo di quando in quando da rocce scure, che sembravano messe lì apposta per ammaestrare le onde, proprio quelle che fanno di Levanto una tra le mete più ambite dagli amanti del surf: se passate da queste parti in una giornata di vento, non faticherete a vedere le loro tavole in acqua.
Se invece arrivate in una cosiddetta giornata “di bonaccia”, godetevi tutto il resto dello spettacolo, perchè quello non manca mai!